mercoledì 28 settembre 2011

Prima separazione

Domani parto. Vado a fare uno stage di educazione attiva a quasi 5 ore di macchina lontano da qui.
Ho bisogno di farlo per la mia formazione, ma sono assalita da mille sensi di colpa.
È la prima volta che mi allontano da Lele per più di qualche ora. Sì, ha passato la notte dai nonni qualche volta, ma solitamente è proprio questione di una notte. Ora si trattano di 3 notti e 4 giorni lontana da lui.
In questo momento mi sembrano infinite.
So che questa esperienza è un bene per me, ma allo stesso tempo è una sofferenza per lui. Non sa quanto siano 24 ore, figurarsi concepire che dopo 81 ore di separazione mi potrà riabbracciare.
Per ora sono un po’ triste per me e per lui. Lo guardo e lo accarezzo continuamente cercando di imprimermi nella testa più dettagli di lui. Messa così sembra che non ci dobbiamo vedere mai più (tiè).
L’unico elemento positivo del tutto e Enne che mi dà molta serenità: mi ha detto che tutte le sere ci sentiamo, che uscirà prima dal lavoro, che sabato faranno la recinzione del giardino insieme, che domenica mi verranno a prendere. Sapere quasi per filo e per segno quale sarà il loro programma, è un po’ come essere qui con loro.
Ora vado a farmi un pieno di Lele e di coccole insieme!!!

domenica 18 settembre 2011

T day a Bologna


Una settimana fa ci è arrivato via mail, da degli amici, l’invito a partecipare al T Day.
Non sapevo proprio che cosa fosse, anche perché noi abitiamo in provincia di Ferrara, per cui alcune notizia non superano la coltre di nebbia o le paludi che ci circondano!
Il T day è la chiusura di 3 strade principali nel cuore di Bologna (Via Ugo bassi, Via Rizzoli e Via dell’Indipendenza), che appunto formano una T e la conseguente apertura ai soli pedoni o ciclisti, rolleristi, sketers, ecc., per un weekend intero.
È una prova per vedere se chiudere il centro sempre, qualche volta, in occasioni particolari oppure mai. Il centro era pieno di artisti, di gruppi musicali, di piano bar, di concerti, i negozi erano tutti aperti e qualcuno fino a sera inoltrata (alle 21:30, quando noi abbiamo lasciato il centro, molti negozi erano ancora aperti).
Per chi come me ha vissuto una vita a Bologna, ha passato gli anni dell’università a scontrarsi con pedoni sotto i portici, inveire contro i motociclisti che passano dappertutto, rischiare la morte per aver messo un piede giù dal marciapiedi in una zona senza strisce pedonali, quello di ieri sembrava un sogno.
Era pieno di gente normale (no punk abbestia, gente strafatta o ubriaca e niente offerte di bici o Maria), bambini, gente in bici, bella musica e sembrava una mega festa.
Insomma abbiamo passato una bella serata e siamo andati via a malincuore, ma Lele era stanco e non volevamo tirare la corda.
Lui è rimasto affascinato da uno spettacolo con due artisti comici. Lo ha visto tutto dalle spalle del papi che se si ruotava un attimo per dirmi qualcosa o per guardarsi intorno veniva “sgridato” dall’alto “Papi, no vedo”.
L’evento è ancora in atto ma credo che stia piovendo anche lì, però, se qualcuno non sa cosa fare e considerando che Bologna è famosa anche per i portici, consiglio di fare un giro, anche solo per compilare il questionario e dire che è una bella iniziativa da non lasciare isolata.
Insomma W il TDAY!!!!

giovedì 15 settembre 2011

Pensieri sparsi


Sono delle brutte giornate e ho pensieri negativi. Non so nemmeno se arriverò a pubblicare questo post.
Il tutto è partito dal fatto che sto cercando lavoro; ho mandato un po’ di curriculum in giro, ma non ho ricevuto nessuna risposta. Di base credo che sia nella norma (sono passati solo 5 giorni), ma mi demoralizza.
Probabilmente se contattassi Tizia che lavoro per la Cooperativa X, domani avrei un colloquio, ma non voglio la spintarella.
Mi ha scatenato tanti pensieri questo mettermi in moto a livello lavorativo.
Voglio veramente allontanarmi da casa e da Lele per tot ore al giorno?
Sono disposta a lavorare negli orari in cui lui è a casa dal nido?
Che lavoro vorrei fare realmente e continuativamente?

Mi sono data delle risposte, ma quando ne parlo con N lui mi dice che non mi devo preoccupare, al massimo vado a fare il primo lavoro che c’è (faccia con occhi grandi come due palle da bowling).
Mi ci vedo al reparto pescheria della Coop, io che odio solo l’odore.
O ad un call center, io che ci metto 3 giorni per fare una chiamata.
O in un magazzino a spostare pesi, io che, dopo aver portato su la spesa, devo stare seduta sul divano per 15 minuti.

E poi c’è il pensiero di un secondo figlio, che io faccio e lui un po’ meno (c’è nei pensieri, ma in un anno imprecisato e in un futuro sufficientemente lontano da farlo sbuffare se tiro fuori l’argomento). Se inizio a lavorare, a meno che non mi vada di lusso, avrò un contratto a tempo determinato, per cui comunque mi troverei punto a capo fra magari 2 anni.
Lavoro, rimango incinta, scade il contratto, non me lo rinnovano perché il bimbo è piccolo, il bimbo è troppo piccolo per andare al nido, quando ha l’età giusta io sono disoccupata per cui siamo in fondo alla lista d’attesa e non credo che ci possa andare fatta bene anche una prossima volta (Lele è entrato perché molti bimbi hanno rinunciato poiché era stata alzata la retta), non riesco a trovarmi un lavoro perché non abbiamo i soldi per una baby sitter, sto a casa un altro anno.

Sono un po’ schiacciata dai pensieri e non riesco a muovermi.
Ora vado a letto con un pezzetto di preoccupazioni lasciato nell'etere.

lunedì 12 settembre 2011

Due


Dopo una giornata lunghissima ho 2 minuti, forse, per poter scrivere due righe su questo giorno speciale.
Oggi il mio ometto compie 2 anni! Sembra ieri che l’ho accolto per la prima volta fra le mie braccia, ma è talmente tanto cresciuto ed è così tanto diventato sé stesso che mi sembra passata un’eternità.

A te voglio dedicare questo post. Al tuo sorriso che mi sveglia ogni mattina, quando con il tuo cuscino arrivi in camera nostra e ti metti in mezzo al lettone.
Alla tua faccia concentrata mentre scelgo i tuoi vestiti e mi dici: “No, uetto no! Mamma, uetto sì!”, indicando la maglia del pigiama con la macchina di Cars o gli slip con le bollicine.
Ai tuoi capricci su come apro la banana, come ti verso il succo di frutta, dove mi siedo a tavola, dove appoggio le cose, ecc.
Alla doccia, che fa passare tutti i capricci e che tu adori tanto.
Ai discorsi e ai racconti che iniziano sempre con “Tattoe gande” (Trattore grande) e che ci fanno sempre morire dal ridere.
Ai tuoi spazi e ai tuoi tempi che vuoi che vengano rispettati e che difendi con le unghie e con i denti. Sei piccolo, ma sai come farti vedere ed ascoltare.
Alla dolcezza che hai nei confronti dei bimbi più piccoli. Le tue carezze diventano leggerissime e chiedi di far silenzio quando dormono. Se ti chiedo se vuoi una sorellina o un fratellino, però, mi guardi serio e mi dici “No”.
A quando ti appoggi sulla spalla e fai le carezzine con la manina sulla schiena. Quando dici “Mammapapà” tutto attaccato ed è sempre una cosa importantissima. Quando senti la voce del papà che ti chiama mentre sale le scale e ti si illuminano gli occhi. Quando mi indichi e mi chiami con la manina per farmi vedere qualcosa.
Lo spazzolino con la ventosa che si attacca dappertutto, anche sotto il lavandino e ti fa ridere.
A te che mi fai sentire importante e amata anche solo con uno sguardo e come solo il papi riesce a fare.
“A te che sei sostanza dei giorni miei”

venerdì 9 settembre 2011

Primo giorno di scuola/Il ritorno


Ieri è stato il primo giorno di scuola dopo le vacanze estive. C’erano molte novità da digerire per Lele per cui ero un po’ preoccupata.
È senza pannolino, ha cambiato sezione (era nei grandi, ora è nei medi) e una delle maestre. Tutti i suoi compagni sono alla materna e dei 3 che sono rimasti, 2 sono rimasti nella sezione dei grandi e una si è ritirata. Insomma, un sacco di novità da digerire. La settimana scorsa ho iniziato a parlargli del nido e della maestra Luciana (la sua maestra di riferimento), lui allora ha iniziato a parlarmi di “Gorio” (Gregorio) e “Alia” (Amalia), allora gli ho spiegato che sono andati in un’altra scuola, però gli ho fatto alcuni nomi di bimbi che conosco e che saranno nella sua classe.
Ieri mattina ero preparata al peggio. Siamo andati a scuola, come al solito, in bici. Siamo arrivati davanti al cancello e lui mi ha detto tutto contento “Bimbi” e mi ha preso la mano. Siamo entrati e ci ha accolto la sua maestra. Le ha fatto un sorriso da svenimento! Siamo andati nella nuova classe e abbiamo appoggiato le nostre cose. Lui ha portato il suo cuscino sul tappetone e si è sdraiato lì a giocare.
L’ho portato a fare la pipì e poi è corso di nuovo in aula. Mi ha dato un bacio e mi ha fatto ciao.
Sono uscita molto serena e sollevata che tutte le mie peggiori paure non si fossero realizzate.
Alle 12:30 Enne è andato a prenderlo, a scuola era andato tutto bene, aveva avvertito sia per la cacca che per la pipì, ma la maestra ha sottolineato che PER ORA andava bene. Infatti una volta arrivato a casa è iniziato il delirio: capricci per ogni cosa, urla isteriche per andare a letto, pipì fatta in ogni angolo della casa, discussioni su come andava sbucciata la banana e su quale maglietta indossare.
Stamattina era sveglio dalle 6 ed era già capriccioso. Prima chiede una cosa, poi quando gliela dai dice di no, allora tu la metti via e lui piange perché tu la metti via, la tiri fuori di nuovo e lui piange perché ora non la vuole più. A quel punto tu vorresti darti una bastonata in testa!
Dicono che ci siano i anche i terrible two da affrontare, che siano questi?

martedì 6 settembre 2011

Spannolinamento


La nostra storia di spannolanti è nata poco prima dell’estate, verso maggio, quando alla sera, svuotando la wet bag della scuola, mi sono resa conto che un pannolino era asciutto. Utilizzando pannolini lavabili mi rendo conto se e quanta pipì viene fatta, ma le maestre fanno più fatica ad accorgersene. Nei giorni ho prestato sempre più attenzione al fatto e mi sono accorta che si ripeteva ma non quotidianamente.
Ho fatto notare la cosa alla mastra di riferimento e abbiamo capito che Lele rimaneva asciutto durante la nanna e, se veniva cambiato fra i primi, non bagnava il pannolino. Le ho chiesto come muovermi, mi ha detto di non avere fretta e di provare, se riuscivamo e volevamo, a fare qualche tentativo durante la pausa estiva.

Al ritorno dalla montagna in agosto passiamo qualche giorno a casa dove gli tolgo il pannolino dal pranzo in poi. La nanna fila liscia come l’olio, ma poi c’è qualche incidente. Sono preparata e non mi preoccupo. 
La settimana successiva vado al mare con mia sorella e i miei genitori e qui iniziano i guai.
È senza pannolino per tutto il giorno, visto che siamo in spiaggia la maggior parte del tempo, ma quando siamo a casa non vuole farla sul water, urla come se lo stessimo picchiando e non vuole nemmeno il pannolino. Sono disperata, ma sono testarda. Non voglio tornare indietro perché non voglio confonderlo e intuisco che il problema è legato all’ambiente e all’influenza dei miei genitori. Passiamo quattro giorni da panico e quando torniamo a casa la situazione non sembra migliorare. Anzi, inizia a fare la pipì anche durante la nanna e io vado in crisi.
Passo una giornata intera a raccogliere pipì fatte dopo 30 secondi che lo tiro giù dal water e urla urla urla.

Mi do tempo un altro giorno e la notte porta consiglio. Introduco due novità nella routine della pipì, se nemmeno quelle funzionano, aspetterò ancora qualche mese.

1° novità: timer. Punto un timer da cucina e gli dico che quando suona bisogna andare a fare la pipì. Lui adora il timer, che lega al cibo e alle torte in particolare. Lo punto a 10 minuti. Suona. Lele fa la faccia stupita e … corre in bagno! Non fa pipì, ma lo ripunto a 20 minuti e di nuovo corre verso il bagno e stavolta fa la pipì.

2° novità: lo sgabello. Si annoia a stare sul water e quindi dopo 2 picosecondi vorrebbe scendere. Gli propongo di usare lo sgabello della sua camera come tavolino su cui appoggiare un gioco o un libro. È contentissimo dell’idea e soprattutto sta lì anche 5 minuti.
In quattro giorni la situazione si ribalta completamente. Il timer suona ogni 2 ore circa e lui corre FELICE a fare la pipì. La cacca non riesce a farla a “comando” ma non riesce nemmeno ad avvertirci, per cui o riusciamo ad accorgecene noi oppure cambio completo, ma per noi è comunque un successo.

Ora siamo a 15 giorni dall’inizio di questa avventura e i successi sono strabilianti. Ora avverte per la pipì e anche per la cacca. Se è molto preso da un’attività o novità la fa addosso, ma è successo 2 volte nell’ultima settimana.

È stata un’esperienza particolare che mi ha fatto riflettere su tante cose. Ho capito che non ci sono libri sull’argomento perché è proprio una fase legata all’individualità del bambino e della sua famiglia. Non è solo il bimbo a dover essere pronto ma anche i suoi genitori. È impegnativo perché ho passato un sacco di tempo a raccogliere pipì e a cambiare e lavare mutandine e ho dovuto accettare il fatto che Lele stia crescendo e che avrebbe fatto un passo in più lontano da me. Sia io che lui ce ne siamo accorti, mettendoci alla prova e lottando sotterraneamente. Ora ha bisogno di meno cure fisiche, ma rimane la necessità della coccola legata a quel momento per cui abbiamo dovuto trovare dei modi alternativi.

Ora il mio bimbo è un ometto e io sono molto orgogliosa di lui.