martedì 23 agosto 2011

Pannolini lavabili

In queste settimane stiamo abituando Lele all’idea di fare cacca e pipì nel water come mamma e papà. Per ora la situazione è abbastanza tragica e prevedrebbe un post a sé. Nel frattempo mi è venuto un po’ di dispiacere all’idea di mettere in un cassetto i miei adorati pannolini lavabili.

Abbiamo scelto di utilizzarli in gravidanza. Una mia carissima amica ostetrica, quella che ha fatto nascere Lele, mi ha chiesto se avevo pensato di utilizzare un’alternativa più ecologica ai pannolini usa e getta. Quando mi ha fatto questa domanda mi sono immaginata in cucina con un pentolone effetto strega a far bollire pezzi stoffa irrimediabilmente macchiati, un bimbo minuscolo a cui cercare di chiudere quel pezzo di stoffa in modo che sembrasse un pannolino e la mia disperazione.
Di getto le risposi che non ci avevo pensato e non ci avrei mai pensato, perché avrei avuto tante cose da imparare. Mi rimase il tarlo e feci un giro su Internet e scoprì un intero mondo. Oltre ai classici ciripà esistono anche un sacco di alternative più pratiche e accattivanti.

Dopo svariati giri e ricerche mi imbattei in un sito che mi cambiò la vita. Oltre a schede molto dettagliate, il sito è arricchito anche da utilissimi video. Scelsi di utilizzare pocket per la loro velocità di asciugatura e versatilità. Abbiamo iniziato con molta calma ad utilizzarli perché Lele si è presentato come un bambino ad alta richiesta e io una mamma ad alti livelli di ansia e “depressione”.
Non è stato facile perché l’utilizzo è leggermente diverso da quello degli usa e getta e ho avuto dei momenti in cui volevo venderli tutti e rinunciare completamente.

Dal 28 dicembre del 2009 utilizziamo pannolini lavabili a tempo pieno ed è stata una delle scelte migliori che abbia fatto. Innanzitutto come scelta ecologica e poi come scelta economica. Il costo è elevato e in una botta unica, ma è nettamente inferiore a quello che si spenderebbe di usa & getta.
Io desidero un mondo migliore per mio figlio e questo è uno dei piccoli passi che ho voluto fare.

venerdì 12 agosto 2011

Mare


Scrivo queste righe al mare. Sono a Viareggio con Lele, mia suocera, 2 cuginette e la loro nonna (ovvero la mamma di mio cognato). È una storia lunga su come ci siamo ritrovate qui, ma è piacevole passare qualche giorno in completo relax. Anche perché non mi fanno alzare un dito e come unico impegno ho quello di giocare con i bimbi.
Non è la prima volta che Lele va al mare, ma in parte è come se lo fosse perché l’anno scorso aveva solo 10 mesi. È molto stressante stargli dietro ma è fantastico il suo stupore davanti alle piccole cose. Domenica c’erano anche Enne, i miei cognati, gli altri 2 cuginetti, mio suocero e Lele era un po’ disorientato e preoccupato della situazione.

Lunedì invece la casa si è fatta molto silenziosa e siamo andati io e lui al mare da soli. Era presto, le 8 circa, perché la notte è stata disastrosa, la spiaggia era semi deserta. Appena arrivato è voluto andare verso l’acqua e io l’ho affiancato  con discrezione. Era bello vedere le sue piccole orme sulla sabbia, guardando indietro vedevo le nostre che facevano una sorta di balletto.
Avrei voluto avere la macchina fotografica con me per fissare quel momento. Poi mi sono detta che non sarei riuscita a cogliere quella magia nemmeno se fossi una fotografa professionista, perché non era l’immagine in sé ad essere speciale, ma tutto l’insieme.
Le sue parole qui si stanno moltiplicando e “are” (mare) è entrato nel vocabolario, insieme a “bibe” (bimbe), “Nena e Becca” (Elena e Rebecca, i nomi delle cuginette), “cotta” (scotta, la sabbia non perdona), “letta” (paletta), “noonna” (nonna).
La spiaggia è piena di uccellini e lui ne è estasiato. Sono magri e impavidi, si avvicinano tantissimo a noi e soprattutto alle nostre briciole. Lui li guarda con gli occhioni spalancati e poi si gira verso di me per cercare la conferma di non essere in un sogno.
Il mare è ricco di stimoli e di novità per lui e di paure per me. Lo abbiamo perso ad un certo punto. Stavano giocando insieme, ci siamo concentrate su una diatriba fra bambine e lui non c’era più.
Il mio cuore ha fatto un tuffo, sono stati i 2 minuti più lunghi della mia vita e poi vedo un cucciolotto per mano ad una signora: ha la maglietta azzurra e la bandana in testa come Lele, lo guardo meglio, è lui!
Ho fatto un sospirone l’ho preso in braccio, gli ho spiegato che mi aveva spaventato e mi sono messa a piangere.

È stata una vacanza breve, ma la mancanza di mio marito si è sentita e il ritorno a casa è stato molto desiderato da tutti e due. Infatti Lele durante il ritorno continuava a ripetere “Papa” (lo dice tipo Fievel) e quando lo ha visto si è fatto prendere in braccio e non è più voluto scendere quasi fino a sera.
(Chiaramente ho concluso questo post a casa!)

Purtroppo ho avuto dei problemi con il computer, con la linea, avevo perso tutto quello che c’era nell’altro computer, fra cui i vecchi post, ecc, ma il marito tuttofare ha risolto tutto e per fortuna! Questo post ormai è vecchio, ma ci tenevo a pubblicarlo perché dice tanto di noi.