La nostra storia di spannolanti è nata poco prima dell’estate,
verso maggio, quando alla sera, svuotando la wet bag della scuola, mi sono resa
conto che un pannolino era asciutto. Utilizzando pannolini lavabili mi rendo
conto se e quanta pipì viene fatta, ma le maestre fanno più fatica ad
accorgersene. Nei giorni ho prestato sempre più attenzione al fatto e mi sono
accorta che si ripeteva ma non quotidianamente.
Ho fatto notare la cosa alla mastra di riferimento e abbiamo
capito che Lele rimaneva asciutto durante la nanna e, se veniva cambiato fra i
primi, non bagnava il pannolino. Le ho chiesto come muovermi, mi ha detto di
non avere fretta e di provare, se riuscivamo e volevamo, a fare qualche
tentativo durante la pausa estiva.
Al ritorno dalla montagna in agosto passiamo qualche giorno a
casa dove gli tolgo il pannolino dal pranzo in poi. La nanna fila liscia come
l’olio, ma poi c’è qualche incidente. Sono preparata e non mi preoccupo.
La
settimana successiva vado al mare con mia sorella e i miei genitori e qui
iniziano i guai.
È senza pannolino per tutto il giorno, visto che siamo in
spiaggia la maggior parte del tempo, ma quando siamo a casa non vuole farla sul
water, urla come se lo stessimo picchiando e non vuole nemmeno il pannolino.
Sono disperata, ma sono testarda. Non voglio tornare indietro perché non voglio
confonderlo e intuisco che il problema è legato all’ambiente e all’influenza
dei miei genitori. Passiamo quattro giorni da panico e quando torniamo a casa
la situazione non sembra migliorare. Anzi, inizia a fare la pipì anche durante
la nanna e io vado in crisi.
Passo una giornata intera a raccogliere pipì fatte dopo 30
secondi che lo tiro giù dal water e urla urla urla.
Mi do tempo un altro giorno e la notte porta consiglio. Introduco
due novità nella routine della pipì, se nemmeno quelle funzionano, aspetterò
ancora qualche mese.
1° novità: timer. Punto un timer da cucina e gli dico che
quando suona bisogna andare a fare la pipì. Lui adora il timer, che lega al
cibo e alle torte in particolare. Lo punto a 10 minuti. Suona. Lele fa la
faccia stupita e … corre in bagno! Non fa pipì, ma lo ripunto a 20 minuti e di
nuovo corre verso il bagno e stavolta fa la pipì.
2° novità: lo sgabello. Si annoia a stare sul water e quindi
dopo 2 picosecondi vorrebbe scendere. Gli propongo di usare lo sgabello della
sua camera come tavolino su cui appoggiare un gioco o un libro. È contentissimo
dell’idea e soprattutto sta lì anche 5 minuti.
In quattro giorni la situazione si ribalta completamente. Il
timer suona ogni 2 ore circa e lui corre FELICE a fare la pipì. La cacca non
riesce a farla a “comando” ma non riesce nemmeno ad avvertirci, per cui o
riusciamo ad accorgecene noi oppure cambio completo, ma per noi è comunque un
successo.
Ora siamo a 15 giorni dall’inizio di questa avventura e i
successi sono strabilianti. Ora avverte per la pipì e anche per la cacca. Se è
molto preso da un’attività o novità la fa addosso, ma è successo 2 volte
nell’ultima settimana.
È stata un’esperienza particolare che mi ha fatto riflettere
su tante cose. Ho capito che non ci sono libri sull’argomento perché è proprio
una fase legata all’individualità del bambino e della sua famiglia. Non è solo
il bimbo a dover essere pronto ma anche i suoi genitori. È impegnativo perché
ho passato un sacco di tempo a raccogliere pipì e a cambiare e lavare mutandine
e ho dovuto accettare il fatto che Lele stia crescendo e che avrebbe fatto un
passo in più lontano da me. Sia io che lui ce ne siamo accorti, mettendoci alla
prova e lottando sotterraneamente. Ora ha bisogno di meno cure fisiche, ma
rimane la necessità della coccola legata a quel momento per cui abbiamo dovuto
trovare dei modi alternativi.
Ora il mio bimbo è un ometto e io sono molto orgogliosa di
lui.