Prima di tutto ci
tenevo a fare un breve aggiornamento rispetto alla questione separazione. Lo stage
è andato bene e io e Lele siamo sopravvissuti. Lui si è fatto 3 notti nel
lettone con il papi e siamo stati un sacco a telefono. Le conversazioni vertevano
solo su trattori e macchinine, ma non potevo pretendere molto. Un “Mamma, ove
sei?” mi ha fatto piangere 5 minuti alla fine della telefonata, ma non potevo pretendere
molto nemmeno da me!
Torniamo invece al
titolo del post: Bésame mucho, non è una richiesta di affetto e nemmeno una
canzone, ma è il titolo di un celebre libro di Carlos Gonzàles. Avevo letto
alcune recensioni e mi ero incuriosita parecchio, ma sinceramente non me la
sentivo di spendere dei soldi per un libro che non sapevo se avrebbe fatto al
caso mio, per cui ho aspettato che qualche biblioteca lo acquistasse.
Non è che abbia
controllato spesso, diciamo però che 1 anno fa non c’era da nessuna parte e
qualche settimana fa era presente in una biblioteca.
Insomma per farla
breve, l’ho letto. Mi ha fatto bene al cuore, ma sono contenta di averlo letto
ora che Lele ha 2 anni e non quando era più piccolo, perché mi avrebbe messo in
crisi.
Il libro tratta di
un modo di stare con il bambino che lo rispetta come persona e come essere
bisognoso di molte cure e suggerisce un modo di essere genitori che prevede il
contatto continuo, il cosleeping, l’allattamento a richiesta, l’assenza di
violenza verbale, corporale e di qualsiasi tipo.
Mi ha confermato e
mi ha aiutato a mettermi nella prospettiva di mio figlio. Nel libro ci sono
spesso degli esempi di situazioni tipiche fra bambini o fra bambini e genitori
e vengono riproposte come se gli avvenimenti accadessero fra adulti: alcune
scene sono esilaranti!! Rompe molti schemi che la nostra società ci impone e
sfata varie teorie molto radicate (non tenere in braccio il bimbo se no lo
vizi, piangere gli fa bene ai polmoni, allattamento ad orari prestabiliti,
ecc).
Il motivo per cui
sono contenta di non averlo letto quando Lele aveva qualche mese è perché io e
il cosleeping non andiamo molto d’accordo e il contatto continuo mi crea un po’
di asfissia.
Giusto per
capirsi: 1. ho bisogno dei miei spazi e dei miei tempi, se ci conosciamo da 5
minuti non mi toccare o abbracciare;
2. ci ho messo
qualche mese ad abituarmi al fatto che mio marito dormisse con me.
Questo non toglie
il fatto che abbiamo usato un sacco la fascia fino a quando non ha iniziato a
camminare e che tuttora si fa qualche notte nel lettone, ma allo stesso tempo
se comincia a starmi sempre in braccio inizio a spazientirmi e che non dormo
bene quando lui è nel lettone.
Non mi sento una
cattiva mamma per questo, ma molto probabilmente mi ci sarei sentita un anno
fa, per cui per fortuna che la biblioteca non lo aveva prima.
Lo comprerei? Probabilmente
no, non perché non mi sia piaciuto, ma piuttosto perché non mi detto nulla di
nuovo o che non avessi già conosciuto o acquisito come mamma. Sicuramente però consiglierei
a tutti di prenderlo in prestito in biblioteca (se lo trovate!!!), perché fa bene sentire una
persona autorevole che ti conferma in quello che pensi e vivi.
Io ho comprato e letto il libro. E' vero, non dice nulla che il cuore di mamma sappia già, ma in una società pronta a distruggere ogni piccola certezza mammesca e imporre soluzioni innaturali per accudire un figlio, una iniezione di fiducia non fa affatto male.
RispondiEliminaIo sono come te, non sono così propensa al cosleeping e all'attaccamento continuo, ma l'equilibrio con il proprio figlio si trova venendosi incontro da entrambe le parti!
Sono molto in dubbio sul cosleeping, e credo che deciderò soltanto quando sarà il momento giusto... cioé quando il "robino" sarà fuori! :-)
RispondiEliminaQuindi lo sconsigli alle future mamme? Anche io ne ho sentito parlare da molte parti e in questo periodo in cui cerco di informarmi più che posso era tra i libri che avrei cercato... che dici?
E' proprio come dice Stefania, dà un'iniezione di fiducia all'istinto materno che ti suggerisce naturalmente di prendere in braccio tuo figlio se piange, di allattarlo se cerca le tetta, di accoglierlo continuamente. Io lo consiglio, ma non come libro da avere assolutamente nella proprio libreria e da rileggere spesso. Non so se mi sono spiegata, ma spero di sì
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