domenica 5 giugno 2011

Post parto


Continuo la storia della nostra “nascita” come famiglia ^__^
Siamo tornati a casa dall’ospedale già il lunedì mattina e per me è stata proprio una manna dal cielo. Odio gli ospedali, gli aghi, i “ricoveri” per cui prima mi mandavano a casa meglio era. Avrei voluto partorire in casa, ma mio marito non ne voleva sapere e comunque non sarebbe stato possibile a causa dell’eccessiva lontananza da un ospedale.
Dei primi giorni a casa ho pochissimi ricordi, o meglio si sovrappongono e si affastellano l’uno con l’altro. Non ero preparata alla vita con un bambino neonato.
Avevo letto dei libri, ho esperienza con bimbi piccoli, ma ho scoperto che sono tutte cose inutili, perché quando nasce il tuo primo figlio rinasci pure tu e ogni cosa è unica e complicata. Ero da sola a casa per 9 ore al giorno, con un bimbo che piangeva piangeva piangeva, gli ormoni erano impazziti, l’allattamento andava, ma ho avuto subito delle mastiti che mi hanno portato anche la febbre, che aumentava la spossatezza.

Insomma ho avuto il classico baby blues, che è durato due mesi circa ma per me è stato un anno. Nessuna delle amiche che ho me ne aveva parlato, ma quando ne sono “uscita” e l’ho raccontato, ho scoperto che tutte avevano vissuto quel momento. È strano che non se ne parli, in fondo è un’esperienza che tocca moltissime donne, ma c’è una sorta di pudore. Se lo avessi saputo prima mi sarei sentita meglio e forse avrei chiesto il loro aiuto.
Non volevo visite di cortesia, ma un’amica che stesse lì con me. Avevo bisogno di una presenza femminile e sicura accanto a me. Fortunatamente mio marito è un sant’uomo, quindi mi è stato accanto in una maniera ineccepibile, ho passato dei pomeriggi interi in ufficio con lui e Lele, avevo bisogno di non stare sola. 

Piano piano ho preso confidenza con Lele, ho scoperto che potevo essere una madre sufficientemente buona, ho iniziato un corso di massaggio infantile che mi ha fatto conoscere altre mamme e mi ha aiutato a
interagire con il mio piccolo.

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