giovedì 16 giugno 2011

Parole in movimento

Questa è una settimana un po’ strana: piena di eventi, avvenimenti, notizie spiacevoli, belle novità, ma tutto questo mi porta ad avere la testa piena di pensieri e a trovarmi senza parole.
Non è da me. Sono molto chiacchierona e ho un monologo interiore non stop. Ma i pensieri sono molto veloci e quasi sfuggenti e non permettono di essere fermati un attimo sulla carta o sul web.

Allo stesso tempo invece Lele fa il contrario. Ha sempre parlato tanto, ma non si capiva mai nulla. Da qualche settimana invece le parole sono simili a qualcosa di conosciuto a noi adulti (per lui era tutto chiaro anche prima). Ha capito che noi capiamo e ripete quella parola per tanto tempo.
È bellissimo vedere la sua faccia quando gli ripeto quello che ho capito. Il suo stupore, il suo sorriso, la sua testina che fa Sì, hai capito giusto e la soddisfazione di vedermi fare quello che lui ha “chiesto”.
I miei pensieri mi lasciano senza parole, le sue parole finalmente creano un pensiero condivisibile. È una spettacolo.
In ato (in braccio), duto (caduto), atsi (grazie), gno (no), voio (lo voglio), ia (zia), mio (…mio!!!), cucco (succo di frutta), imbo/i (bimbo/i) si susseguono nelle nostre giornate e ogni giorno una parola prende forma, acquista significato e questo piccolo ometto diventa sempre più sicuro di sé e della sua capacità comunicativa.
Intanto io perdo la mia: incomprensioni, mezze frasi dette per non ferire, ma per far arrivare un messaggio che da mesi non viene colto, non sapere come, muovermi come prendermi il mio spazio e finalmente poter dire il mio NO! forte e chiaro.
E questa creatura zampettante e sorridente mi insegna che è facile dirlo ed è una delle prime parole che si impara. Anche io ora vorrei fare una faccia offesa, lo sguardo “truce” e dire GNOOOOOOOOOOO!!!!

Bè, da lui ho tanto da imparare!!!!                                       

lunedì 6 giugno 2011

Lele e il sonno!


Visto che stanotte ho dormito 4 ore circa, questo è proprio il post adatto a questa giornata.

Ero preparata a passare delle notti in bianco con un bambino piccolo. La prima notte in ospedale quasi non l’ho sentito, la seconda piangeva in continuazione, ho chiamato l’ostetrica preoccupata che stesse male e lei mi ha assicurato che aveva solo fame, per cui l’ho passato da una parte all’altra del letto ogni mezz’ora e dopo 3 giorni avevo già il latte.
Tornati a casa si svegliava spesso di notte, ma mangiava e si riaddormentava. Il 31 dicembre, a 3 mesi e mezzo, si sveglia solo una volta, il giorno successivo pure e io inizio a tirare un sospiro di sollievo.
Poi tutto va a rotoli! Inizia a svegliarsi anche 12 volte a notte, chiaramente si incavola perché alla 4° volta che si sveglia, vorrebbe ciucciare, ma non vuole il latte. Proviamo con il ciuccio, lo sputa e urla il doppio; proviamo a cullarlo, ma appena lo appoggiamo si sveglia e torna ad urlare; proviamo a dondolarlo sulla sedia a dondolo: quando la sedia si ferma lui urla; proviamo a tenerlo a letto con noi (prima dormiva nella navetta della carrozzina, appoggiata a terra) ma vuole si suoi spazi quindi lo sveglio e mi sveglia in continuazione. Il papi si trasferisce in cameretta e io e Lele abbiamo il nostro lettone, la situazione migliora.
Dopo un mesetto, il papi torna a reclamare il suo posto e decide di prendere in mano lui la situazione. Chiaramente torniamo ai 12 risvegli. Tutti ci vedono stanchi e alla frutta e cercano di aiutarci, con l’unico risultato che iniziamo a preoccuparci. 

“Il tuo latte non è nutriente” o “Non hai più latte” il bimbo cresceva a vista d’occhio e io zampillavo latte dappertutto, o il fanciullo mangiava pasta a mia insaputa e io avevo delle perdite di liquido ignoto o io il latte ce lo avevo.
“Starà male, avrà un otite, un problema intestinale, mangi i latticini/uova/la papaya che lo fanno digerire male”: la visita dal pediatra fatta d’urgenza diagnostica un bimbo nella norma, attivo e in buona forma. Consiglio del pediatra: lasciatelo ai nonni per qualche ora, così vi riposate.
“Avete provato a fargli il bagnetto/ lasciarlo piangere/ la tisana/ a metterlo a dormire seduto/ ecc”: ognuno ci diceva la sua e noi stavamo andando nella confusione più totale!!!

Una notte il papi ha un’intuizione e senza dirmi nulla, fa una prova che funziona: mette Lele a pancia in giù e gli dà delle leggere pacchette sul sedere. Miracolo!!!! Continua a svegliarsi spesso, ma riusciamo ad addormentarlo. Non è una posizione sicura per il rischio Sids, ma Lele ha già 5 mesi e una buona mobilità, non lo copriamo ma gli mettiamo più strati di pigiama, in modo che non ci sia nulla che gli possa bloccare le vie respiratorie.
La situazione però rimane stabile: 4-5 risvegli notturni. Ci mette dai 5 minuti all’ora a riaddormentarsi e siamo molto affaticati.
Inizio a leggere “Fate la nanna”. Non mi convince al 100% ma non abbiamo alternative. Lo modifichiamo a nostro piacimento, per cui continua ad addormentarsi prendendo il latte, ma di notte interveniamo il meno possibile e al massimo lo facciamo piangere qualche minuto. In una settimana, così come viene “pronosticato” dal libro, Lele si riaddormenta da solo!
Finalmente abbiamo trovato la soluzione! E invece nel giro di una settimana torna alla situazione precedente, se non peggiorata!
Continuiamo a provarci, ma non dà nessun frutto. Arriviamo anche ai 15 minuti di pianto, ma ci si stringe il cuore e accantoniamo definitivamente il metodo. 

Io continuo a leggere libri su libri, ma le notti mi affaticano molto e spesso non tento neppure ed è già un anno che non dormiamo di notte. Ho trovato molto adatto e praticabile il libro “Fai la nanna senza lacrime”, ma non sono stata molto assidua, avrei dovuto incontrarlo prima.
Un giorno in libreria mi imbatto in “101 modi per addormentare il tuo bambino”, non mi va di spendere dei soldi in questo libro appena uscito. Poi nella stessa giornata vado in biblioteca e lo trovo. Non credo nelle coincidenze per cui lo prendo in prestito e lo divoro in un attimo.
Per me è stata una rivelazione, per mio marito un libro assolutamente inutile. In effetti non ha tutti i torti, in pratica il libro dice che non c’è un metodo che vale per tutti, ogni famiglia trova il suo. La rivelazione è che nessuno mi aveva detto “ce la puoi fare da sola”.
In pratica ogni notte va a sé, lasciando però dei punti fissi, in modo che Lele si abitui piano piano a dormire per tutta la notte: routine rodata per l’addormentamento, no gite nel lettone o per casa, in braccio solo in caso di pianto disperato (tipo da brutto sogno o da spavento).

Poi arriva l’inaspettato inserimento al nido. Siamo un po’ preoccupati per il sonno notturno ma la situazione rimane stabile, ovvero 2 risvegli di cui uno da 1 ora o 2. Al colloquio di fine inserimento la maestra di riferimento ci dice che Lele è un bimbo molto agitato, che tende a buttare per aria tutto, non sta molto su un’attività o un gioco. Ci suggerisce di guardarlo giocare. Non ci avevo mai pensato; ho cercato di fargli fare cose nuove, sperimentare materiali, pasticciare, ecc e non ho mai passato del tempo a guardarlo.

E incredibilmente la situazione cambia di punto in bianco. Dorme tutta la notte!!! Ancora ci sono delle notti in bianco, ma sono sporadiche .
Ora ci svegliamo tutti felici! Lele chiama “Papi”, il papi, dal letto con la testa sotto il cuscino, gli chiede”Vuoi che ti venga a prendere la mamma?”, lui risponde subito “Tì”. La mamma lo prende fuori dal lettino e lui va dal papi, gli dà un bacino, gli prende la mano e gli dice “Dai, su!”
E la giornata inizia veramente bene!!!!

domenica 5 giugno 2011

Post parto


Continuo la storia della nostra “nascita” come famiglia ^__^
Siamo tornati a casa dall’ospedale già il lunedì mattina e per me è stata proprio una manna dal cielo. Odio gli ospedali, gli aghi, i “ricoveri” per cui prima mi mandavano a casa meglio era. Avrei voluto partorire in casa, ma mio marito non ne voleva sapere e comunque non sarebbe stato possibile a causa dell’eccessiva lontananza da un ospedale.
Dei primi giorni a casa ho pochissimi ricordi, o meglio si sovrappongono e si affastellano l’uno con l’altro. Non ero preparata alla vita con un bambino neonato.
Avevo letto dei libri, ho esperienza con bimbi piccoli, ma ho scoperto che sono tutte cose inutili, perché quando nasce il tuo primo figlio rinasci pure tu e ogni cosa è unica e complicata. Ero da sola a casa per 9 ore al giorno, con un bimbo che piangeva piangeva piangeva, gli ormoni erano impazziti, l’allattamento andava, ma ho avuto subito delle mastiti che mi hanno portato anche la febbre, che aumentava la spossatezza.

Insomma ho avuto il classico baby blues, che è durato due mesi circa ma per me è stato un anno. Nessuna delle amiche che ho me ne aveva parlato, ma quando ne sono “uscita” e l’ho raccontato, ho scoperto che tutte avevano vissuto quel momento. È strano che non se ne parli, in fondo è un’esperienza che tocca moltissime donne, ma c’è una sorta di pudore. Se lo avessi saputo prima mi sarei sentita meglio e forse avrei chiesto il loro aiuto.
Non volevo visite di cortesia, ma un’amica che stesse lì con me. Avevo bisogno di una presenza femminile e sicura accanto a me. Fortunatamente mio marito è un sant’uomo, quindi mi è stato accanto in una maniera ineccepibile, ho passato dei pomeriggi interi in ufficio con lui e Lele, avevo bisogno di non stare sola. 

Piano piano ho preso confidenza con Lele, ho scoperto che potevo essere una madre sufficientemente buona, ho iniziato un corso di massaggio infantile che mi ha fatto conoscere altre mamme e mi ha aiutato a
interagire con il mio piccolo.

venerdì 3 giugno 2011

Gravidanza e parto

 Volevo parlare di Lele ma è necessario partire dall’inizio. Non è stata una gravidanza cercata e voluta, ma quel mini fagiolino è stato amato da subito. Ricordo molto bene il dubbio che si era insinuato in noi, la tabella con la temperatura alta (usiamo il metodo sintotermico), la tensione al seno, l’indecisione se fare un test di gravidanza oppure no, la paura che poi fosse negativo, ecc.
Poi ci siamo decisi, abbiamo lasciato il test in bagno e abbiamo pensato di fare altro mentre aspettavamo, missione praticamente impossibile! E poi quelle due linee, i nostri sorrisi, il nostro abbraccio, la paura e la gioia mischiati insieme!!!
È stata una bella gravidanza con poche nausee e esami ottimi. Ogni sera andavo a letto desiderando che il mio fagiolino mi dicesse se era un maschietto o una femminuccia. Una notte una signora mi si è avvicinata, mentre nel mio sogno stavo camminando per le vie di Bologna e mi ha detto che era un maschio … e così è stato!
Nel frattempo volevo prepararmi al meglio per il parto, ho fatto il corso pre parto (un’esperienza allucinante), il corso per gestanti in piscina (fantastico!), tante chiacchierate con la mia testimone ostetrica e la lettura di un libro “Venire al mondo e dare alla luce”.
Tutte queste esperienze insieme, ci hanno fatto decidere per un parto naturale e in una struttura che lo rendesse più fisiologico possibile (niente ossitocina, se non necessaria, niente episiotomia, niente manovre strane, ecc).
C’è molta ignoranza sul parto e su quello che ci sta intorno. E la maggior parte delle donne non sa cosa sia un parto e si affida totalmeente alla struttura ospedaliera. Io per Lele ho 
sempre voluto il meglio già da allora.

Il 12 settembre del 2009 alle 7:20 ero a letto. Mi sono svegliata e ho sentito un rumore strano dentro al pancia, come se si rompesse un palloncino. Ho subito pensato che mi si fossero rotte le acqua, ma non succedeva nulla. Ho aspettato un po’ e poi mi sono alzata per fare la pipì … mi si erano rotte le acque! Il liquido era tinto per cui decidiamo di andare in ospedale anche se con calma. In ospedale ci aspettava Laura, la mia testimone ostetrica, che ci ha seguito per tutto il travaglio e il parto.
Il travaglio è stato abbastanza breve, doloroso, ma con delle pause che mi hanno fatto prendere energia. Ho partorito alle 16:00, per terra con mio marito seduto su una poltrona dietro di me che mi sosteneva e sventolava.
N ha tagliato il cordone quando ha smesso di pulsare e siamo stati vicini vicini a quella piccola creatura che ci guardava con quegli occhioni pieni di infinito. 
È stato tutto molto rispettoso: mi hanno fatto fare quello che mi sentivo, hanno aspettato che il cordone smettesse di pulsare, hanno abbassato le tapparelle quando stava per nascere, mi hanno dato subito Lele in braccio, è stato fantastico!